Può, e in che misura la pittura
rappresentare un momento significativo per la individuazione e per
la conseguente soluzione di quelli che sono i ricorrenti problemi
più inquietanti di una società che vive le fasi intense
di una radicale trasformazione?
Di questo e di altro si parla con Fausto Bronchi, a Spoleto, nell'incanto
di Piazza del Duomo che scintilla sotto il sole calante di una stupenda
giornata di luglio. Piazza del Duomo. L'oro della facciata assorbe
la fantasmagoria del crepuscolo e il volo delle rondini sembra sottolineare
le note di Wagner. E' la sera del concerto che conclude il Festival.
E dal giardino di una casa patrizia, tra belle signore ed aristocratica
ospitalità, la Piazza appare evanescente in un trionfo di
luci e di colori. Fausto Bronchi, che è maestro di pittura
insigne e che polarizza sempre di più l'attenzione della
critica, è lì, sotto il pergolato del giardino. Ascolta
la musica e ne è preso. Le mani seguono il ritmo. E se potessero
materializzerebbero graficamente i suoni che salgono dal sagrato
del Duomo.
"La
pittura - dice con convinzione -
è prima di tutto la possibilità di
indagine. Indagine psicologica ma anche naturale. E di più
indagine viva che possa squarciare i veli. Quindi mezzo di comunicazione.
E anche e forse soprattutto momento di riflessione su quel grande
mistero che è la vita. La vita quale essa è. In natura
e in arte. La vita come scorre quotidianamente. La vita come matrimonio
di esistenza. La vita come mezzo di espressione."
Bronchi ama la vita. L'ama nelle sue manifestazioni più genuine:
gli animali, e primi fra tutti i cavalli. Ed i cani. Con i cavalli
intavola discorsi. Parla con loro e di più ne coglie i pensieri,
perché per Bronchi, e non solo per Bronchi, i cavalli hanno
un'anima. Il Maestro di Spoleto dà alla pittura un significato
e con questo un valore che valicano gli aspetti più tipicamente
artistici e che interessano una sfera di interessi culturali, sociali,
morali e civili.
"Di fronte alla realtà io
mi pongo - dice Bronchi - nella
posizione di chi penetra nell' essenza delle cose. ché le
cose hanno un'anima. Ed io mi avvicino a questa entità, che
è prima di tutto realtà spirituale, con vocazione
metafisica, cercando di cogliere l'energia che muove la vita. Un
albero. Ecco: cos'è un albero se non il processo più
bello della natura. E di questo albero mi interessa il ciclo vitale.
La linfa che sale attraverso le radici, la fotosintesi. L'essenza
di una vita. Di questa essenza fisso sulla tela le sensazioni."
Questa è la pittura di Bronchi. Pittura densa di contenuti
metafisici che si articolano in un cubismo che non rinnega la realtà
ma che elabora questa realtà nel crogiolo della rielaborazione
delle idee. Fantasia? Forse no. Solo ricerca dell'essenza vitale.
E ricerca che mira a cogliere la scintilla da cui scocca il fuoco
della vita. Pittura dotta. Ma pittura semplice. Pittura che è
il risultato di una intensa preparazione umanistica e scientifica,
ma pittura che parla il linguaggio chiaro della verità e
che è quindi semplice, chiara, limpida. Pittura che nulla
cede al dilettantismo ed alla improvvisazione ma che ispira tutta
al rigorismo scientifico ed alla impostazione umanistica.
Presente nei musei di tutto il mondo, la pittura di Fausto Bronchi
è armonia di forme e colore. Come armonia di forme e di colore
è lo scenario di una Spoleto che è trionfo di equilibrio.
Cala il sole dietro la cresta delle colline e Piazza del Duomo ascolta
la passionalità di Wagner. Sulla terrazza della casa patrizia
si accendono le torce. Alla luce delle fiamme l'oro del mosaico
del Duomo risplende di colore.
Fausto Bronchi segue con le mani la musica dei Maestri Cantori di
Norimberga. E pensa all'essenza della vita.
Quella essenza che domani sarà pittura. |
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