DELL'ARMONIA DELLE FORME E DEI COLORI
di Coriolano Martirano
Spoleto, 23 Luglio 1980
Può, e in che misura la pittura rappresentare un momento significativo per la individuazione e per la conseguente soluzione di quelli che sono i ricorrenti problemi più inquietanti di una società che vive le fasi intense di una radicale trasformazione?

Di questo e di altro si parla con Fausto Bronchi, a Spoleto, nell'incanto di Piazza del Duomo che scintilla sotto il sole calante di una stupenda giornata di luglio. Piazza del Duomo. L'oro della facciata assorbe la fantasmagoria del crepuscolo e il volo delle rondini sembra sottolineare le note di Wagner. E' la sera del concerto che conclude il Festival. E dal giardino di una casa patrizia, tra belle signore ed aristocratica ospitalità, la Piazza appare evanescente in un trionfo di luci e di colori. Fausto Bronchi, che è maestro di pittura insigne e che polarizza sempre di più l'attenzione della critica, è lì, sotto il pergolato del giardino. Ascolta la musica e ne è preso. Le mani seguono il ritmo. E se potessero materializzerebbero graficamente i suoni che salgono dal sagrato del Duomo.

"La pittura - dice con convinzione - è prima di tutto la possibilità di indagine. Indagine psicologica ma anche naturale. E di più indagine viva che possa squarciare i veli. Quindi mezzo di comunicazione. E anche e forse soprattutto momento di riflessione su quel grande mistero che è la vita. La vita quale essa è. In natura e in arte. La vita come scorre quotidianamente. La vita come matrimonio di esistenza. La vita come mezzo di espressione."

Bronchi ama la vita. L'ama nelle sue manifestazioni più genuine: gli animali, e primi fra tutti i cavalli. Ed i cani. Con i cavalli intavola discorsi. Parla con loro e di più ne coglie i pensieri, perché per Bronchi, e non solo per Bronchi, i cavalli hanno un'anima. Il Maestro di Spoleto dà alla pittura un significato e con questo un valore che valicano gli aspetti più tipicamente artistici e che interessano una sfera di interessi culturali, sociali, morali e civili.

"Di fronte alla realtà io mi pongo - dice Bronchi - nella posizione di chi penetra nell' essenza delle cose. ché le cose hanno un'anima. Ed io mi avvicino a questa entità, che è prima di tutto realtà spirituale, con vocazione metafisica, cercando di cogliere l'energia che muove la vita. Un albero. Ecco: cos'è un albero se non il processo più bello della natura. E di questo albero mi interessa il ciclo vitale. La linfa che sale attraverso le radici, la fotosintesi. L'essenza di una vita. Di questa essenza fisso sulla tela le sensazioni."

Questa è la pittura di Bronchi. Pittura densa di contenuti metafisici che si articolano in un cubismo che non rinnega la realtà ma che elabora questa realtà nel crogiolo della rielaborazione delle idee. Fantasia? Forse no. Solo ricerca dell'essenza vitale. E ricerca che mira a cogliere la scintilla da cui scocca il fuoco della vita. Pittura dotta. Ma pittura semplice. Pittura che è il risultato di una intensa preparazione umanistica e scientifica, ma pittura che parla il linguaggio chiaro della verità e che è quindi semplice, chiara, limpida. Pittura che nulla cede al dilettantismo ed alla improvvisazione ma che ispira tutta al rigorismo scientifico ed alla impostazione umanistica.
Presente nei musei di tutto il mondo, la pittura di Fausto Bronchi è armonia di forme e colore. Come armonia di forme e di colore è lo scenario di una Spoleto che è trionfo di equilibrio.
Cala il sole dietro la cresta delle colline e Piazza del Duomo ascolta la passionalità di Wagner. Sulla terrazza della casa patrizia si accendono le torce. Alla luce delle fiamme l'oro del mosaico del Duomo risplende di colore.

Fausto Bronchi segue con le mani la musica dei Maestri Cantori di Norimberga. E pensa all'essenza della vita.
Quella essenza che domani sarà pittura.
 
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